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Ci pensa Peppino

dicembre 1, 2011

Salve a tutti!

Come auspicato dal buon Cesare che è sempre devo dire un validissimo suggeritore di argomenti per il blog, oggi parlo di un atto ignobile che ho compiuto, sprezzante delle dichiarazioni di Riccardo Muti, grande compositore d’orchestra e rispettabilissima persona (nessuna ironia, qui).

Di che vigliaccheria vado cianciando? Ma è semplice, mi sono iscritto all’AIRE, muovendo quindi la mia residenza dall’Italia al Canada. Non mi addentro nei motivi per cui ho fatto questo, non sono particolarmente divertenti perciò ve li risparmio.

Per iscriversi all’AIRE, ovvero l’Associazione Italiani Residenti all’Estero, è necessario registrarsi presso l’anagrafe del Consolato o dell’Ambasciata di riferimento. A Montreal c’è un consolato generale, perciò è chiaro che non mi reco fino a Ottawa (lì si trova l’Ambasciata) ma mi registro qui in Quebec. Avviso in ufficio che oggi arriverò tardi perchè devo sbrigare alcune pratiche burocratiche e mi armo di santa pazienza, già sapendo che girare per uffici potrebbe richiedere un sacco di tempo.

Arrivo al nostro consolato, deliziosa villetta su Rue Drummond in pieno centro, verso le otto e quarantacinque. Mi sembrava di ricordare che gli uffici aprissero alle otto e quindici, ma con poco piacere scopro che l’apertura è alle nove. Vabbè, quindici minuti all’aperto si possono sopportare, ci sono dieci gradi in questi giorni, alla fin fine non è un problema.

C’è un piccolo gruppetto di persone che aspetta fuori dal consolato, in attesa dell’apertura, una sfilata di personaggi tratti dal grande libro degli stereotipi. Davanti a me, una signora silenziosa che si guarda attorno leggermente divertita. Non ha spiccicato mezza parola, non credo fosse italiana. Davanti a lei la classica comare meridionale, statura ridotta, diciamo leggermente tarchiata, foulard nero in testa, tutta vestita di scuro. E’ lì con il marito, accento del centro sud. Davanti a questi due, ometto romano con baffetti neri e piglio deciso. Di fronte a tutti… un uomo non più giovanissimo con dei capelli estremamente tinti di rosso carota e un chiarissimo accento napoletano: lo chiameremo Peppino.

Nei quindici minuti passati in coda fuori dal consolato, Peppino vessa il romano con una quantità di pontificazioni tali che mi devo girare per non far vedere che sto ridendo. Peppino è un grande maestro dello scibile umano, lui sa tutto, conosce tutto e come si vedrà tra poco, conosce tutti. Ecco che sbotta sul piano di austerity del governo: “Sono balle! In Italia tutti hanno i soldi, tutti! E’ loshtàato che si mangia tutto!”. E ancora, gli immortali dello sport: “Uè ma l’hai visto o’Napoli ieri? Eh, certo che quando c’erammaradona eh…”. Qualcosa sui politici: “Quanto sìccontento che berluscona s’è levato aaaah *sospiro di sollievo*”.

Ne ha veramente una per tutti quanti, sul bilinguismo in Quebec, sugli italiani all’estero (“iccà non sono più italiani, manco l’italiano parlano, mica come ammia”), sulle tasse, sugli investimenti, sulla burocrazia, lo sport, la cucina (“ehh ma come si mangia in italia mai qui ehh”). Veramente un tuttologo. Non sta zitto un secondo e ovviamente da perfetto stereotipo parla con un megafono in bocca quindi ignorarlo è molto difficile.

Finalmente il consolato apre, arriva una guardia della sicurezza che ha una bandierina italiana sul braccio. Peppino non può fare a meno di commentare: “Uii, chist’è italiano pruoprio! Pure la bandiera sul braccio tiene!”. Vi risparmio di descrivere con che faccia l’ha guardato l’agente.

Entriamo dentro e ci rimettiamo in coda al metal detector. La procedura è semplice, si passa il metal detector, si dice all’agente di guardia che cosa si è venuti a fare e si riceve un biglietto corrispondente allo sportello di cui si ha bisogno. Semplice… per tutti tranne Peppino, perchè lui ne sa una più del diavolo.

Dopo avere investito più di due minuti a parlare con l’agente di sicurezza che voleva fare sottintendere che i controlli di sicurezza sono un po’ meno stretti sui cittadini italiani rispetto a tutti gli altri visitatori dell’ufficio senza però volerlo (e immagino poterlo) dire esplicitamente, Peppino finalmente rivela perchè è qui: deve rinnovare il passaporto. Una cosa semplicissima… per tutti tranne Peppino. Il nostro eroe infatti ha bisogno di “una carta molto complicata” che deve essere redatta “non da una segretaria, ma da una persona più importante, al di sopra”. La discussione si sussegue confusa per qualche minuto, mentre tutti gli altri in fila cominciano a spazientirsi. La guardia gli chiede candidamente:

“Senta, ma lei lo sa il nome esatto di questa persona che deve produrre questa carta che lei dice?”

“Errr uhmm bè no.”

“Allora, prenda questo biglietto, parla con l’impiegato e ci pensano loro.”

Tutto il resto della fila viene sbrigato in un paio di minuti, perchè fortunamente non siamo dei peppini e non abbiamo carte speciali da far rilasciare da impiegati speciali.

Accedo quindi all’area uffici vera e propria, Peppino è lì che parla (ancora a voce altissima) con un impiegato attraverso il vetro. Insiste ancora che non vuole parlare con questa impiegata, lui deve parlare con “uno più importante”. Al consolato cominciano a spazientirsi e a non sapere che cosa voglia Peppino. Non si sa chi sia questa persona con cui deve parlare, nè che cosa sia questa carta “speciale” di cui ha bisogno. Tra parentesi, quando Peppino dice carta, in realtà intende documento. Uso il termine carta solo per una più verosimile trascrizione indiretta.

Dopo alcuni minuti di discussioni che non portano a nulla, dicono a Peppino di sedersi e aspettare che pensano loro a risolvere la questione. Liberatosi quindi lo sportello principale, precedentemente occupato da Peppino, io riesco a iscrivermi all’AIRE, i due coniugi riescono a ottenere il loro certificato ASL, dei tizi che sono arrivati nel frattempo ottengono il visto turistico per venire in Italia e un tizio del Suriname riesce a ottenere il visto turistico per l’Italia.

Io sto per andarmene quando Peppino comincia a montare in escandescenze: “Ma come! Io devo rinnovare il passaporto! Ero primo! E ancora non ho risolto niente! Io devo parlare con una persona, e non mi ci fanno parlare! Che modi sono questi! Questo è uno schifo! I soliti uffici italiani dove non funziona un accidente!”. La più stereotipata sceneggiata napoletana, con tanto di Uè, gesti vari e incavolature.

Non so che cosa sia successo a Peppino, onestamente gli auguro di avere risolto coi suoi documenti, perchè non vorrei ritrovarmi questa zecca di nuovo in coda un’altra volta.

Il resto della mattina l’ho passato purtroppo facendo qualcosa di poco divertente: telefonare all’agenzia delle entrate federale riguardo una supposta irregolarità della mia dichiarazione dell’anno scorso. Ebbene, tra lo scetticismo della nostra ragioniera che con sufficienza mi ha detto “tsè, figurati, non riconosceranno MAI che la lettera che ti hanno mandato è sbagliata e che quindi seguendola commettevi una irregolarità”, sono riuscito a ottenere da una signora molto collaborativa esattamente questo :D. Posizione regolarizzata, nulla da pagare perchè l’errore è dell’agenzia delle entrate e non mio!

Saluti di oggi a Candybee, May, DoDoDi, Figarella Racing Team (specialmente Micheal L. e Viggo per il Vegas GT2011) e a Kei (che è in quel cesso di Manitoba a farsi due scatole così :P).