Archive for aprile 2011

Viziosi pruriti depravati

aprile 24, 2011

Salve a tutti!

Oggi è la Santissima Pasqua e quindi auguro a tutti una buona Pasqua. Come però potrete intuire dal bellissimo titolo (che mi è costato lunghi pensieri per la verità) oggi non si parla di misteri della religione ma bensì si parla del sordido, del depravato, dello sconcio, del voluttuoso, del debosciato, di tutto ciò che va contro la morale pubblica e privata. Non mi riferisco certo ai Bunga Bunga di un ben noto loschissimo ometto di bassissima statura, nè agli scandali fotografici riguardanti noti personaggi internazionali, oggi vi parlo di vergogne tali da far rabbrividire tutti questi individui messi insieme!

Facciamo un passo indietro. Un paio di mesi fa scopro una piccola irritazione in area pubica. Non entriamo in dettagli diagnostici, sono davvero irrilevanti ai fini di questa storiella. L’irritazione non prude, non fa assolutamente nulla, sta solo lì e non passa. Dopo qualche giorno, vedendo che non c’è alcun miglioramento, nonostante ancora non pruda nè nulla decido di andare dal medico, giusto perchè non si sa mai.

Mi reco quindi alla solita clinica qua vicino, dove il dottor Chennesò (non si chiama così ma ha un cognome simile!) mi visita per pochi secondi e poi mi guarda inorridito, allontanandosi in maniera simile all’esorcista: “Ma questa è una malattia venerea! Lei deve assolutamente andare in questa clinica per la salute sessuale!”. Il tono era degno del miglior Ponzio Pilato, misto a un certo disprezzo che trasmetteva senza pudore tutto il suo schifo per la mia evidente e ovvia depravazione assoluta.

Io, che nel frattempo ancora non so che cosa ho e mi ritrovo rimbalzato a un’altra clinica, chiedo innocentemente: “Mi scusi, caro Dottor Chennesò, ma è grave? Che cos’è?”. La sua risposta è lapidaria: “Ah io questo non lo so, lei vada a questa clinica e glielo diranno lì, ma vada immediatamente, eh!”. Vengo quindi cortesemente e gentilmente accompagnato fuori con un foglietto in mano con delle ipotesi diagnostiche del tutto indecifrabili (la calligrafia assurda è una caratteristica professionale) e un numero di telefono. Vi confesso, a quel punto mi sono preoccupato abbastanza.

Sfodero il fidato BlackBerry, supero la mia idiosincrasia per le telefonate e decido quindi di buttarmi: chiamiamo un po’ questa clinica. Le cose si mettono bene, la clinica offre un servizio pienamente bilingue tramite risponditore automatico, peccato che quando finalmente arrivo al menu per parlare con un operatore, mi viene segnalato un qualche tipo di errore e la telefonata cade. Ci riprovo altre due volte, ma non serve a niente. Fantastico.

Consulto quindi il sito di questa clinica dove mi stanno mandando. La home page ti accoglie con una serie di informazioni veramente rilassanti tipo: “Sei sieropositivo? Ecco le nostre cure!” e “Epatite? Non ti preoccupare non è più mortale* come una volta!”. In che razza di posto mi stanno mandando? Io pensavo di avere bisogno di un dermatologo e invece mi spediscono in un posto in cui ci va gente che ha l’AIDS. Qui le cose cominciano a prendere una brutta piega.

Dato che non riesco a comunicare con la clinica, decido di andarci di persona, è in centro, vicino a una stazione della metropolitana, quindi mi armo di pazienza e ci vado. La sala d’attesa è piena di gente, vengo messo ad aspettare poichè le iscrizioni per le visite d’urgenza della mattina sono terminate.

Mentre attendo il nervosismo cresce, è pieno di simpatici opuscoli tipo “Sieropositivo? Non è più la fine del mondo!” e altre amenità similari. Un po’ cresce la paranoia, un po’ mi si rafforza l’assurdità della situazione, ben conscio di avere sempre preso ogni precauzione.

Non attendo a lungo ma nessuno può visitarmi, devo tornare la settimana successiva, su appuntamento.

La settimana passa in maniera un po’ allucinante. Ancora non so che cosa ho e sono stato spedito in una clinica per gente con malattie incurabili terrificanti.

Mi arriva un suggerimento riguardante una possibile infestazione di pidocchi. Mi pare assurdo che non abbia alcun prurito, ma sia pure, proviamo anche questa. Passo due giorni nel caos più totale, la casa sottosopra, pulita da cima a fondo per cercare di sconfiggere questi pidocchi fantasma, dormo per due giorni nel divano letto per “decontaminare” il mio letto, mi spalmo permetrina su tutto il corpo, seguo tutte le indicazioni in maniera pedissequa ma come mi aspettavo, nessun miglioramento.

La domenica prima di andare finalmente a questo benedetto appuntamento riesco finalmente a formulare una ipotesi diagnostica che quadra coi sintomi e che mi permette di decifrare una delle righe illeggibili del foglio del medico: accidenti, quadra!

Senza stare a scendere in dettagli, si tratta di una cretinata ultrabenigna che tipicamente si prendono i bambini e che si può trasmettere con qualsiasi contatto quotidiano in maniera pressochè casuale. Alla faccia della “malattia venerea”. Razionalmente, penso “mavaffa”, però da bravo ansioso mi faccio comunque un sacco di paranoie.

Vado finalmente dal medico che mi visita. Questo finalmente mi spiega che il Dottor Chennesò forse è stato un po’ “troppo zelante”: è effettivamente una cretinata assoluta! O quella che pensavo io, o un’altra simile, il dottore pensa questa seconda.

Fiu, sollievo. La terapia consiste nell’eradicazione dell’irritazione tramite crioterapia, ovvero con una bomboletta piena di azoto liquido a -196 °C ti raffreddano l’irritazione, bruciandola via. Una sciocchezza, sensazione strana ma finisce lì.

Dato che ci siamo, facciamo anche gli esami del sangue, giusto per essere proprio proprio sicuri (paranoia, eh?).

Passano tre settimane. Nonostante le paranoie più irrazionali, non ho ovviamente assolutamente nulla (che poi, come diamine mi sarei dovuto prendere qualcosa? misteri degli ansiosi come me) ed è anche risultato che la mia diagnosi era corretta.

Tsè, malattia venerea dei miei stivali, mamifacciailsantissimopiacere.

Dott. Chennesò 0 – Ninja 1.

😀

L’ufficio per la supremazia razziale

aprile 13, 2011

Salve a tutti,

oggi parliamo di qualcosa di talmente ridicolo che mi sono sentito in diritto di usare un titolo scioccante. Sono tristi periodi per l’Italia (mi dicono che a Trieste c’è una lista che si chiama Razza Piave o qualche obrobrio apologetico simile), perciò scherzare su temi caldi non è una cosa che faccio a cuor leggero MA come vedrete, oggi ne vale la pena.

Mi perdonerete se non vi posso raccontare _esattamente_ quello che è successo, ma come capirete tra poco sono questioni delicate.

Qualche giorno fa, la nostra pimpante tuttofare dell’ufficio, la semprevalida Girella, arriva scura scura in volto, sventolando una lettera. E’ venerdi pomeriggio, la settimana è finita, ma che cosa sarà mai successo tanto da annebbiare il solare entusiasmo di Girella? Difficile saperlo. Va a parlare con il capo dell’ufficio canadese, poi col mio capo: è una riunione importante, sono tutti scuri in volto.

Mi tengo la curiosità per mezz’ora, perchè mentre Girella scatta via, tutti noi manager veniamo convocati negli uffici del Super Mega Direttore Galattico. Non mi aspettavo buone notizie, viste le precedenti osservazioni, e infatti ci cade in testa una tegola: ci hanno “segnalato” all’OQLF.

Che cos’è l’OQLF? Bella domanda! E’ l’ufficio del Quebec per la lingua francese. L’esistenza di questo ufficio è legata all’esistenza della “Legge 101”, in vigore dal 1977. Questa legge, creata da forze politiche separatiste che volevano affermare la “francesità” del Quebec piuttosto che spingere per un Canada globalmente bilingue come invece volevano i più moderati, contiene una serie di misure il cui spirito, afferma l’introduzione, è quello di preservare la cultura francese in una terra completamente attorniata da società anglofone.

Non mi so decidere se lo scopo sia buono oppure no, non vengo dal Quebec, non vivo questa esperienza in prima persona, credo che sia difficile valutare in maniera oggettiva. Ciò che però mi ha colpito in maniera davvero molto negativa è non solo il testo della legge ma anche i testi messi a disposizione dall’OQLF sul proprio sito.

La legge sciorina infatti in composta maniera tutti gli obblighi di “francesizzazione” delle società che lavorano in Quebec. Tutte le relazioni di lavoro devono essere in francese. Tutti i computer. Tutto il software (eccezione possibile esclusivamente per quello che non è reperibile in francese in tutto il globo). Tutti i libri.

Hai un ufficio in Cina? Problemi tuoi, insegni ai cinesi il francese. Nella tua società non c’è neanche un francofono perchè vi siete appena trasferiti dal Tagikistan? Ancora, problemi tuoi, tutta la corrispondenza interna e le riunioni devono essere in francese.

La lista delle imposizioni è lunghissima e l’OQLF, nella sua lungimiranza, dettaglia con sapienza la sua grande disponibilità e tolleranza nella volontà di venire a trovarti nella tua azienda per “francesizzarti”. La spensieratezza con cui descrivono cosa è OBBLIGATORIO fare mi ha sconvolto, ho improvvisamente capito perchè questi signori dell’OQLF sono stati denunciati per abuso di potere e violazione della costituzione del Canada molteplici volte (condannati spesso e volentieri).

Più seriamente parlando e lasciando perdere gli oltranzisti, l’argomento della lingua è alquanto scottante, qui. E’ senz’altro vero che il Quebec sia attorniato da società anglofone perciò se in qualche modo non “proteggono” il loro retaggio culturale, corrono il serio rischio di perderlo. Inoltre, il territorio soffre di una nettissima divisione: Montreal è sostanzialmente una città bilingue, il resto del Quebec è pressochè esclusivamente francofono. Abbiamo quindi la convergenza di due fattori, uno sociale e uno economico. Innanzitutto, le realtà rurali del Quebec tutto vorrebbero fuorchè diventare anglofone. Pensiamo un po’ a una certa fazione politica legata alle cravatte verdi e potete capire di che tipo di atteggiamento parlo. Dall’altra parte però, abbiamo i fattori economici: Montreal era il centro d’affari più importante del Canada, prima che passasse la legge 101. Dopo l’approvazione della legge, ci fu una emigrazione in massa di compagnie e famiglie anglofone (comprese persone NATIVE del Quebec e questa è una cosa che io trovo inaccettabile, se qualcuno si ricorda la italianizzazione del Trentino o la slavizzazione dell’Istria o la hanizzazione del Tibet, il tipo di abuso è quello) che resero Toronto e Vancouver molto più importanti. Come fare quindi funzionare tutto quanto cercando di mantenere Montreal competitiva?

La risposta alla fine dell’articolo. Torniamo a noi.

Girella ci informa che ci hanno segnalato all’OQLF per una infrazione GRAVISSIMA. E’ una delle cose più gravi in assoluto, pensate, sul nostro sito web c’era scritto di mandare il CV in Inglese. Scandaloso. Inconcepibile! Una vergogna! In Inglese? Come ci siamo permessi di fare un affronto simile?! Immaginatevi uno Spartano ora che vi urla contro: “THIS… IS…. MONTREAAAAAAAL!”. E poi getta il vostro Webmaster nel pozzo. Se non cogliete la citazione, riguardate 300.

Nonostante ci scappi a tutti un po’ da ridere per questa colossale, gravissima infrazione, la faccenda in realtà è seria, perchè la settimana seguente, mercoledi, verranno gli ispettori a controllare che cosa succede. L’OQLF è il tipico ufficio con cui nessuno vuole avere a che fare, è come la Guardia di Finanza, se ti vogliono fare le pulci, qualche cosa te la trovano di sicuro. Lavorare in un ufficio simile secondo me predispone l’individuo a fare le pulci, quindi mi aspetto guai.

Non prendiamo nessuna precauzione, non sappiamo granchè di che cosa succederà, ci viene consigliato da un consulente legale di mettere via i libri in inglese, poichè uno dei limiti della legge è che se la società ha una libreria, deve comprendere, di qualsiasi libro, l’edizione francese se esistente. Se l’edizione esiste e non ce l’hai, è una infrazione. Pensiamo tutti che sia una idiozia ma ovviamente Dura lex, sed lex.

L’ispettore dell’OQLF, un ometto anonimo con una borsa da professionista, si presenta martedi e non mercoledi come ci avevano detto, prendendo tutti alla sprovvista. L’ispezione dura meno di cinque minuti, ci mette un quarto di secondo a vedere che la lingua interna non è il francese e quindi fa omaggio a Girella di un comodo dossier di sessantatrè pagine da compilare con una analisi completa della situazione linguistica di tutta l’azienda, comprendente cose come profilo linguistico di TUTTE le persone che lavorano nell’ufficio. A questo ovviamente seguirà un burocraticissimo percorso per la francesizzazione dell’ufficio con rilascio di certificato, oppure un’alternativa trafila che ci dichiarerà non francesizzabili ma che comunque ci varrà lo stesso certificato di cui sopra (che quindi si può leggere come “non vi possiamo francesizzare però vabbè dai fa lo stesso facciamo che conta di si”).

Avevo promesso di spiegare come si fa a mantenere competitiva Montreal pur avendo leggi così ridicole in vigore. Si fa così: la legge distingue tra società con meno di 50 persone e le altre. Le prime vengono costantemente aggredite dall’OQLF. Le altre vengono lasciate in pace fintantochè non succede niente: ci si ignora a vicenda insomma. Se però si viene segnalati è chiaro che, in quanto ufficio governativo, hanno il compito di intervenire.

E anche quando intervengono, come faranno mai a rimanere COMUNQUE competitivi? Così.

“Allora, voi mi riempite tutto questo dossier gigantesco poi faremo una serie di riunioni noiosissime e lunghissime in cui non vi faremo andare a casa finchè non vi sarete tutti convinti che vi dovete francesizzare e dopodichè faremo una serie di verifiche per controllare che tutto segua il piano.”

“Si, si, va bene, chissene. E se noi tutta questa roba non la vogliamo fare?”

“Ma lei non si rende conto! E’ una cosa gravissima!”

“Daccordo, daccordo e le conseguenze?”

“Verrete multati severamente!”

“Capisco. E quanto?”

“<cifra VERAMENTE irrisoria a quattro cifre>”

“Mmhmm. E quanto spesso?”

“Chiaramente all’anno, non penserete mica di cavarvela così!”

😀

Saluti di oggi a Pia per il suo compleanno :).

Vladimir Poutine

aprile 10, 2011

Salve a tutti!

Mio cugino qualche giorno fa ha condiviso con me una sua impressione che effettivamente posso capire: questa vita canadese è più misteriosa di quella norvegese. E’ vero, sto scrivendo di meno, ma è più per motivi di tempo o voglia. In realtà di cose divertenti da condividere ne ho parecchie, devo solo trovare il tempo adeguato per scriverle in una maniera che qualcun altro potrebbe trovare interessante. Mi servono una o due ore per scrivere un buon articolo e spesso purtroppo non dispongo di tale tempo.

Detto questo, oggi mi faccio carico di un compito impegnativo, proverò a spiegarvi una battuta ricorrente tra me e il mio amico Pietro (al solito, non si chiama realmente così). La caratteristica principale delle battute ricorrenti è che queste tipicamente sono divertenti solo per coloro che vi partecipano. Ne consegue quindi che è improbabile che farà ridere anche voi. Fortunatamente, ho in serbo un asso nella manica :).

Procediamo con ordine. Il caro Pietro è dell’est europeo, viene da una repubblica ex-russa. In questo paese, come in molti dell’area sovietica, la popolazione è distribuita variegatamente tra coloro che sono nostalgici/pro-russi e coloro che sono indipendentisti. Le forze politiche riflettono questa predisposizione della popolazione, segno che effettivamente l’incertezza rispetto al passato e al futuro è ancora grande in quelle aree. Preciso a tal proposito che tutte le cose che scriverò su questo argomento oggi mi sono giunte attraverso amici e conoscenti nativi dell’est europeo. Non me ne si voglia quindi se ci sono imperfezioni o corbellerie.

Ebbene Pietro è un nostalgico della vecchia situazione, crede che il suo paese sia peggiorato molto da quando non è più nella unione sovietica ma non vede grandi alternative. La Russia di oggi infatti ha sì un governo, ma alle sue spalle siede un oscuro signore che tesse tutte le trame: Vladimir Putin. Egli è ovunque e nonostante per la Russia abbia fatto molto, si è anche macchiato di indicibili nefandezze, rendendolo un personaggio difficile da digerire: il fine non giustifica i mezzi.

Qui scatta la prima battuta tra me e Pietro. S.B. ha detto: “B. M. non mandava la gente in esilio, la mandava in villeggiatura”. Io aggiungo: “Putin invece manda i biglietti per il teatro”. Chi non coglie la battuta può chiedere a Google “teatro russia gas nervino” e otterrà il necessario contesto. Perchè fa “ridere”? Semplice, nè io nè Pietro possono cambiare le cose nel proprio Paese. Ridiamo per non piangere, insomma. Però quando lo si fa in compagnia ci si gode un certo piacere cosmopolita che rende tutto più facile da accettare. Forse, e dico forse, con rassegnazione (non nel mio caso).

Fin qui, sembra che il contesto sia banale satira politica. E invece no, il caso vuole che si possa catapultare tutto questo nel divertentissimo reame dell’equivoco. Qui in Quebec c’è un piatto locale che si chiama Poutine (fate attenzione alla grafia!), è un intingolo bisunto che consiste in patatine fritte, pezzi di formaggio molle e una salsa grassa potremmo dire reminiscente di quella BBQ, ovvero fatta con zucchero di canna e altri ingredienti prettamente dietetici.

Il nefasto Poutine si legge “Putìin” e fate bene attenzione a come lo pronunciate! Se infatti il vostro francese è un po’ grossolano e ignorate la e finale, vi potrebbe venire l’idea di pronunciarlo “Putàn” con la a sorda tipica del suono “in” del francese classico. L’errore è piuttosto madornale perchè ciò che state per chiedere al ristorante invece che un piatto di patatine fritte che farebbe inorridire il vostro dietologo è, senza mezzi termini, una prostituta (in maniera alquanto volgare, tra l’altro). Considerato che una cosa che i locali odiano sono i turisti sessuali praticamente da tutto il resto del nord america, un abbaglio del genere vi renderebbe senz’altro popolarissimi e benaccetti.

Ora, che cosa differenzia il nostro beneamato Vladimiro dall’equivalente quebecaro (in termini nutritivi) del kebab? Ma è semplice, l’accento! Pùtin uno, Putìn l’altro. Anche la grafia, mi direte voi. E invece no, perchè la grafia, stando alla edizione francese di Wikipedia, è la stessa! Provare per credere:

http://fr.wikipedia.org/wiki/Vladimir_poutine

http://fr.wikipedia.org/wiki/Poutine_(plat)

Anche se non capite il francese, ci sono delle foto piuttosto esplicite che fanno capire bene che cosa è ognuno.

Abbiamo a questo punto tutti gli elementi per creare una serie di battute basate tutte sull’equivoco. Il Poutine è un argomento di discussione popolare con i quebecari, essendo un piatto tipico ne parlano tutti volentieri. Io e Pietro abbiamo passato indimenticabili momenti di risate (per noi due e basta) mentre decantavamo le lodi di Putin nel modo più vago possibile, in modo che nessuno potesse capire di che cosa stessimo parlando in realtà. Sono momenti di grande intesa quelli in cui scattano le battute ricorrenti, capirsi al volo con qualcuno che tra l’altro proviene da una cultura completamente diversa è eccezionale e ridere insieme è sempre bello.

Rileggendo quanto ho scritto finora mi rendo conto di non avere reso questo post particolarmente interessante finora, quindi sono costretto a giocarmi l’asso nella manica.

Le battute tra me e Pietro su Putin vanno avanti da un bel po’. Una sera, eravamo ancora in ufficio e Pietro stava tenendo a bada il figlioletto di due anni, mentre la moglie Piera era al corso di francese. Piera è una donna timidissima e parla quasi solo il russo, sa, equamente male, sia l’inglese che il francese. Non è facilissimo parlarci. Il bambino è piuttosto tranquillo ma è molto mammone, stare separato da Piera per un’ora lo rende irrequieto, perciò dato che Pietro si stava leggerissimamente annoiando e io ero ancora in ufficio, mi sono avvicinato e abbiamo cominciato la nostra valanga di stupidaggini cultural-politico stupide su come il Quebec in realtà sia la Russia e il suo presidente sia Putin e quindi è una bellissima terra e tutto quanto. Mentre ci contraddistinguiamo per essere i soliti buontemponi bislacchi, il bambino ci guarda attonito e, spaventandosi di fronte all’intruso (il sottoscritto), si mette zitto e buono ad “ascoltare”.

Chiedo a Pietro, “Pietro, ma tuo figlio parla già?” “Mah, non tanto, gli stiamo ovviamente insegnando il russo, però sostanzialmente non dice quasi nulla. Capisce molto però.” “Ah, fantastico.”.

Sopraggiunge quindi Piera, evidentemente stanchissima. Da bravi amanti della satira… ovviamente continuiamo a fare i deficienti tra di noi, credo che Piera non abbia mai sentito parlare così tanto di Putin come in quei dieci-quindici minuti. Dopo avere velatamente suggerito che vuole finalmente andare a casa, ecco che avviene il piccolo miracolo.

Il bambino, che stava camminando qui e lì senza meta, si ferma e dice “Pùtin!”. Piera impietrita. Io e Pietro che ridiamo come due deficienti. Finalmente è ora di andare a casa.

Saluti di oggi a Jim per il suo compleanno (che, stando all’ora italiana è oggi, ma sarà solo tra quattro ore qui a Montreal), a Kitty per lo stesso motivo e a tutto lo Shogunato che sarà presente al Future Film Festival 2011. Pensatemi <3.