Dopo avere preso accordi con il marito della mia “straordinaria” padrona di casa, oggi lascio il lavoro una volta tanto all’orario giusto (17,45) e sfruttando la polivalenza dell’abbonamento mensile (puoi prendere anche i treni veri e propri da stazione a stazione, purchè urbana) arrivo in Oslo Sentralstasjon con ampio anticipo per prendere l’autobus per IKEA Slepander. Rapido pasto da Burger King (mi spiace ma McDonald’s resta “meglio”) e dopo un’attesa di soli 30 minuti al freddo a causa del ritardo della navetta in cui festeggio la mia prima conversazione in norvegese finalmente prendo la navetta e arrivo a Slepander, l’IKEA nella zona chic di Oslo in cui all’arrivo viene percosso da roboanti minchie svedesi (le Slepp-ander appunto).
L’altra volta ero stato a IKEA Furuset, quello nella zona sfigata di Oslo: devo dire che era identico a quello di Bologna. Identico davvero. Quello di Slepander a parte i giochi di parole è davvero molto bello. E’ grande, ma non troppo, ci sono meno persone, la roba è disposta meglio e la zona mercato che è l’unica che ha senso visitare è direttamente accesibile da molte parti e senza troppi sbattimenti, permettendo tra l’altro agili passaggi tra la zona esposizione e la zona pickup. Felice di essere finalmente all’IKEA (vabbè felice, diciamo non mortalmente annoiato), sbatto la giacca nel fantascientifico locker con pin code customizzato a 4 cifre (che può vedere chiunque e che permette a un qualsiasi ladro smaliziato di svaligiare tutti i locker), mi metto l’iPod con le Morning Musume e via a fare shopping.
Non sto a dilungarmi sulla roba che ho preso e sui conti che ho fatto perchè tanto giustamente non gliene frega niente a nessuno e a me quei blog lagnosissimi con la lista della spesa degli avvenimenti quotidiani fa scendere il latte alle ginocchia.
Nella zona kjøkken (cucina) però trovo un bel tavolo che voglio mettere nella sala da pranzo. Si lo so, la sezione è cucina, però il modo che ha l’IKEA di disporre i mobili è chiaramente strampalato: voglio quel tavolo. Ebbene, il mio mistico tavolo è accatastato in 4 colori diversi: due sono disponibili, gli altri due richiedono di contattare il personale. Non sono sicuro della traduzione dei colori perciò sarà il caso di contattare una delle tante passerone che lavorano all’IKEA.
C’è un punto informazioni a pochi passi dalla pila di tavoli, ma non c’è nessuno. Aspetto un po’ e arriva una trippona che mi informa che nonostante quel punto informazioni sia a tre metri (3) dai tavoli, quei tavoli sono da cucina e quindi bisogna parlare con il punto informazioni cucina che si trova lì :indica una zona con un nugolo assurdo di persone:.
Bene, mi armo di santa pazienza e vado al punto informazioni indicato per scoprire che si tratta di uno di quei malefici punti in cui hai i computer a disposizione e ti puoi immaginare la tua casa riempita di schifoso ciarpame di pessima qualità targato IKEA. Ci sono tantissimi assistenti IKEA ma sono tutti impegnati a mostrare a degli spastici come si usa un mouse in modo da essere maggiormente efficaci nella selezione di ciarpame IKEA quindi non mi possono aiutare. Ci sono tre persone al punto informazioni vero e proprio ma su tale punto torreggia una scritta mortale: “ASSISTENZA VENDITE” (ci ho messo alcuni minuti per tradurre correttamente questo).
Oggi per non so quale motivo dodici milioni di norvegesi (che neanche esistono, ma alcuni sono tornati più volte) hanno deciso di rinnovare la loro cucina. Quaranta minuti, quaranta dannatissimi minuti ho dovuto aspettare per poter finalmente parlare con qualcuno per avere un dannatissimo tavolo.
I minuti passano, sto puntando un tizio che è chiaramente il prossimo assistente che si deve liberare. Mi guarda beffardo, ha capito che mi stanno girando le palle VORTICOSAMENTE, ha capito che al contrario di tutta sta massa di pirla che pensa che comprare una cucina IKEA sia un’affare, a me serve qualche cagata tipo “Posso mettere il cane in una lavatrice IKEA” oppure “Scusate avete dei tergiminchie automatici?”, mi guarda, mi fa segno che tra pochissimo qualcuno mi aiuterà, ma intanto ridacchia.
Ridacchia perchè… si libera il suo collega! E’ il momento, non posso permettere a un norvegese di infilarsi nella fila (devo dire che non lo fanno ma se oggi qualcuno ci avesse provato lo aggredivo a colpi di politica italiana). Il collega che avevo puntato ridacchia.
“Salve, parla inglese?”
“Si certo.”
“Fantastico. Puoi aiutarmi con un tavolo?”
“Veramente è lei che ti può aiutare coi tavoli.” Mi indica la sua collega a fianco. La collega effettivamente non è sotto un enorme cartello “ASSISTENZA VENDITE” ma è vicino a un computerino blu tipico dei punti informazione. Peccato che anche da lei sono andati tutti quelli che avevano bisogno dell’assistenza vendite, quindi non prendermi per il culo caro il mio Odd Eric o come cacchio ti chiami.
“Senti, è QUARANTA minuti che aspetto di parlare con qualcuno per un fottutissimo tavolo, okay che non è una cucina ma voglio il mio tavolo!”
“Okay okay, finisco sta carta e arrivo”
“Okay”
“Ho capito! Finisco sta carta e arrivo” <— Mah?
Riesco finalmente ad avere i dati del mio tavolo per scoprire che devo andarlo a prendere in un magazzino abbandonato a 2 km da Slepander. Vabbè, mi vengono a prendere con la macchina, direi che ce la si fa.
Ormai sono le 21, ora dell’appuntamento con il padrone di casa, devo fare in fretta! Mi brucio tutta la zona mercato, tanto il pattume già l’avevo comprato durante la prima spedizione. Mi fiondo alla zona pickup dei mobili per prendere le mie sedie e il tavolo da cucina. Mi girano ancora un po’ le balle ma la simpatica Hannah mi aiuta a prendere i mobili dai posti più improbabili e mi conferma che purtroppo le sedie che voglio non sono in stock nè qui nè a Furuset e non si sa quando arriveranno. Seccatura.
Pago, il cassiere è un ragazzino arabo di nome Adib che alla domanda “Scusa parli inglese?” mi risponde stizzito “Certo, cosa credi??”. Finalmente mi vengono a prendere, ci perdiamo nelle campagne fuori Oslo cercando il magazzino IKEA (padrone di casa: “Eh, io mi perdo sempre in questa zona, lol”, ah se ti perdi tu siamo a posto guarda) ma verso le 22 sono a casa con tutto il mio ciarpame.
Già la vedo grigia, qua bisogna montare tutto. Pensavo di farmi prestare gli strumenti ma qui avviene il miracolo. Il mio padrone di casa, “un farm boy” come si definisce lui, sa fare tutto! Monta cucine, tavoli, astronavi, aeroplani, bombe atomiche, tutto quanto, in pochi minuti e senza fare casini. E’ incredibile, sembra un bambino con dei pezzi di Lego che ha già montato decine di volte: sa cosa mettere e dove. In un’ora scarsa abbiamo montato tutto in maniera solida e senza pasticci.
Che sollievo…
I saluti di oggi a Irene e alla sua carne di renna secca. Mi informerò quanto prima.