Salve a tutti, un Buon Natale a tutti!
Come, Buon Natale, direte voi? E’ semplice, in uno sforzo di riduzione del costo, abbiamo posposto il party aziendale di natale al 13 Febbraio. Certo, non è proprio il massimo della natalizietà (mi si passi il neologismo), però in questi tempi di ristrettezze economiche, paesi poverissimi come la Norvegia devono tirare la cinghia. Non vorrete mica che il fondo pensionistico più grande del mondo venga in qualche modo intaccato dal cenone di Natale, vero?
Tralasciando l’umorismo economico, parliamo un po’ della festa. Qualche giorno prima del ricco festino tutta la compagnia riceve una email dall’ufficio personale con il LUSSUOSO menu e il dress code: formale. Il menu è appetitosissimo, come primo un intingolo di anatra e gamberi con maionese alla caienna. La portata principale sarà un filetto di pecora (però rigorosamente dell’ovest norvegese, non scherziamo) con patate bollite condite con salsa di menta. Per dessert, un gelato alle bacche condito con un sorbetto… con delle altre bacche e una cialda piena di crema… fatta con un terzo tipo di bacche.
Quindi abbiamo una serata formale, che i norvegesi so trasformeranno in una colossale ubriacatura, con un menu da voltastomaco. Il luogo quantomeno è rispettabilissimo, è il Grand Hotel sulla strada principale della città, l’albergo più bello, importante e costoso di tutti.
Nonostante la mia iniziale reticenza a partecipare, dopo un paio di giorni è arrivata in e-mail la lista dei partecipanti: praticamente TUTTA la compagnia tranne veramente una decina di persone. Mi sembrava davvero di fare una malafigura a non andare, specie ora che sono Lead, perciò ho fatto un po’ di moine a Jo che con il suo sorrisone british mi ha detto che lei tanto i Lead li aveva già tutti contati e che quindi non c’era nessun problema. Grande Jo.
Venerdi è il giorno del grande party di Natale, finiamo di lavorare una volta tanto intorno alle 17 (raramente mi capita, devo dire, di uscire puntuale dall’ufficio), passo da casa per cambiarmi e mi avvio verso il centro. Il primo problema da affrontare è quello del guardaroba, qua in Norvegia figuriamoci se mi sono portato una giacca, qua si cominciano come gli zoticoni anche in banca, sicuramente non sarà un problema, maglione e via.
Raggiungo il centro con grande puntualità e scorgo fuori dall’albergo alcuni colleghi intenti a fumare, molti sono in giacca, quasi nessuno ha la cravatta. Su questo apro una breve parentesi. Come mi dirà Giorgione l’Australiano più tardi, tutti i norvegesi hanno nell’armadio una giacca per la festa di natale, è una cosa tradizionale, è l’unico momento in cui la usano. Ciò su cui però mi piace soffermarmi, è la capacità tutta norvegese di essere pacchianissimi anche vendendosi “eleganti”. Avete presente quelle orribili giacche economiche da cantante scalcinato da matrimonio? Quella con tutte le cuciture in vista? Non credo di averne mai viste così tante, insieme a giacche gessate che non sfigurerebbero in un film sulla mafia in america. Imperdibile.
Fuori dall’albergo incontro Spilla (solito cover up dei nomi), la nostra capo traduttrice franco-alsaziana, una ragazza di beltà non proprio imbattibile ma di una simpatia e una affabilità veramente eccezionale. Purtroppo la neo aggiunta americo-iraniana quella sera era ammalata, quindi niente risate italo-iraniane. Di comune accordo poichè conosciamo i norvegesi, decidiamo di farci compagnia a vicenda.
L’albergo è sontuoso, di grande raffinatezza, interni in legno, poltrone imbottite, specchi, lampadari, tappeti, siamo in un posto di classe. C’è un qualcosa di nordeuropeo nello stile generale del luogo, in puro stile cosiddetto Gustaviano, senz’altro è molto piacevole. Lasciamo gli ingombranti giacconi nel guardaroba sotto lo sguardo divertito dello staff che probabilmente si aspetta gente realmente elegante e non un gruppo di nerd con giacche spaventose oppure francesi vestite come Amelie. Personalmente il mio maglione non sfigura affatto.
Ci accomodiamo nella zona salotto antistante l’enorme sala da banchetto che abbiamo noleggiato. Ci viene servita dell’acqua gialla frizzante leggermente dolce passata per Champagne (inserire risate del team francese qui) mentre ci accomodiamo in questa serie di salottini devo dire deliziosi. Dipinti dei vari Re di Norvegia ci osservano severi… ma va là, sto soltando usando una frase fatta, i ritratti dei Re ci sono, ma sono dei Re norvegesi, quindi a loro non interessa guardarti in maniera severa, stanno senz’altro pensando a qual è il locale più economico dove ubriacarsi, in modo da poterlo tassare per benino.
Non facciamo in tempo a metterci comodi che veniamo chiamati nella grande sala delle feste. Una enorme mandria di bufali si precipita nella sala, affamata come non mai. L’atmosfera era francamente surreale, non ho mai visto così tante persone fuori posto nella mia vita. Nella sala sono distribuiti numerosi tavoli circolari: è indispensabile, per passare una buona serata, finire in un tavolo con una buona compagnia. Io e Spilla, insieme a Tommsaeo l’Olandese, Giorgione l’Australiano e Romino il Francesino, decidiamo di prendere un tavolo d’angolo e lo battezziamo immediatamente: sarà il Tavolo Stupido. Siamo i più lontani di tutti dai tavoli dei manager, possiamo fare i cretini quanto vogliamo, siamo in un angolo dopo tutto!
Poichè però fare i cretini è un’arte, tengo a precisare che non ci siamo macchiati da nessun eccesso, semplicemente ci piaceva commentare liberamente tutto quello che sentivamo. Mai scelta fu più accurata.
La serata vera e propria comincia con il discorso del Mega Presidente Totale Spaziale. Purtroppo non posso entrare molto nello specifico per questioni corporative, tuttavia vi posso dire questo: che cosa succede quando paragoni i successi e i fallimenti della tua compagnia a quando tu da giovane frequentavi delle gang violente di giamaicani o giovani miliardari annoiati che ti proponevano cocaina e prostitute?
Ve lo dico io che cosa succede, si CONGELA la sala. Avete presente quei momenti molto imbarazzanti quando si finisce un discorso e non vola più una mosca ma si sente solo qualcuno che accenna qualche finto colpo di tosse giusto per riempire il vuoto? Sto parlando di QUEI momenti. Immagino ce lo ricorderemo sempre.
Arriva alfine il suntuoso pasto, facciamo una rapidissima recensione. L’antipasto di anatra e gamberi, nonostante l’accoppiata coraggiosa, era molto buono. Il primo, un filetto di agnello leggermente scottato (come chi mi conosce bene sa, io mi rifiuto di mangiare carne cruda, tuttavia la fame era mostruosa, non potevo stare a digiuno), era buono ma veramente ordinario. Il dessert era decisamente una schifezza, una collezione di Randomberries dal sapore discutibile che diventavano accettabili solo facendo un enorme mischione.
Verdetto finale firmato da me e Spilla: per gli standard norvegesi un ottimo pasto. Per gli standard non norvegesi, un risultato piuttosto mediocre per quello che in teoria è uno dei ristoranti migliori di tutta la città.
Dopo cena arriva il Cognac e si aprono le danze (a cui non partecipo, rigorosamente). Il problema del dopocena è che si avvera ciò che io e la mia simpatica compagna temporanea avevamo preventivato: la ciuccheria più totale e generalizzata. Nulla ha fermato la mandria di bisonti alcolisti, neppure le birre pessime a 50 NOK e i cocktail a 100 NOK. Il party è cominciato alle 19.00 precise, abbiamo finito di mangiare alle 20.00 circa. Alle 22.00, c’erano SOLO due persone non ubriache in tutto il gruppo, io e Spilla.
Non posso dire che sia stata una serata sgradevole, gli ubriachi marci erano concentrati tutti nella zona del ballo, mentre io e Spilla siamo rimasti appartati gran parte del tempo nel salottino facendoci una marea di risate alle spalle dei norvegesi (fatevi raccontare da me medesimo come funziona il telefono erotico norvegese, risate imperdibili). Devo dire che se non ci fosse stata lei (e io per lei, mi ha detto poi), credo che mi sarei fatto un po’ due scatole così. Invece è stata una bella serata.
Buon Natale a tutti! 😀
Commento l’ultimo misterioso messaggio del blog. Ci sono certe persone che scambiano il mio essere cortese o amichevole per chissà che cosa e sulla base o di malignità o di chissà quali strani calcoli poi cominciano a dire stupidaggini. Fossi in voi, eviterei. Chi doveva capire, ha capito.